Come siamo finiti a cercare la felicità in un telefono
Come siamo finiti a cercare la felicità in un telefono?
Sembra un qualcosa di assurdo quasi surreale, eppure oggi non si è felici se non si è connessi con il mondo attraverso un cellulare.
Per le nuove generazione è un qualcosa di normale, scontato, tanto è vero che ciò che una volta serviva per avvicinare persone lontane, oggi allontana le persone che ci sono vicine.
Quello che suscita meraviglia e preoccupazione sono le persone della generazione “prima-del-cellulare”, quelle che sono nate libere, quelle che hanno avuto un’infanzia connessa veramente con il mondo esterno.
La felicità in un telefono. Viviamo sempre di più in un mondo Virtuale
Persone che hanno dovuto confrontarsi mettendoci la faccia, che hanno dovuto faticare per riuscire ad essere accettate per quello che sono realmente, persone che non avrebbero mai rinunciato ed essere nient’altro che se stesse.
Come è possibile allora che queste stesse persone oggi, hanno permesso che un cellulare, un pc o un tablet decretassero la felicità o l’infelicità.
Partendo dal presupposto che la felicità non va mai cercata, perché nel momento in cui la si va a cercare significa che non si è coscienti del fatto che molto probabilmente si hanno tantissimi motivi per cui essere non dico felici ma sereni e di sentirsi dei privilegiati.
Cosa è mai potuto accadere allora? Forse è nella natura dell’uomo volere e quindi cercare nuovi stimoli, ed è giusto cercarli attraverso uno schermo? Molto probabilmente si riesce meglio ad interagire dietro uno schermo perché non si ha un contatto reale con le centinaia di persone con le quali si interagisce attraverso un social, non si è costretti a lasciare la zona così detta di comfort, ci si sente più sicuri e di conseguenza più liberi.
Il punto fondamentale è che ci si può sentire sicuri, a tratti felici, ma nel momento in cui siamo costretti per svariati motivi ad essere offline, si deve affrontare la realtà ed è quella in cui ci troviamo sempre più soli.
La cosa più saggia da fare sarebbe quella di limitare le connessioni virtuali e ritornare a vivere maggiormente il reale, magari rendendosi conto che una società che sfiora più cellulari che mani sa molto di triste.